Capita a volte, tentando di togliere la polvere dagli scaffali più alti, di imbattersi in vecchi libri dimenticati. E’ il caso di questo volume di poesie di Georg Trakl, acquistato a Urbino nel ’95 per il corso monografico sull’Espressionismo tedesco, che avevo proprio dimenticato di avere.
Considerato come il massimo poeta tedesco del ‘900, Trakl fa parte di quegli artisti difficilmente classificabili all’interno del calderone letterario: poeta decadente per alcuni, ultimo dei romantici per altri, puro espressionista per altri ancora. Personalmente ritengo Trakl l’inventore di uno stile con la S maiucola, personalissimo e quindi unico. Vicino ai generi sopra citati per le tematiche affrontate, ma allo stesso tempo lontano per il modo in cui ha saputo reinterpretare con la sua poesia le tragiche vicissitudini personali intrecciate a quelle più complesse della sua epoca.
La poesia di Trakl, citando il germanista Claudio Magris, “è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Hoelderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l’essenza…Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita”*.
Posto in questo articolo due tra le poesie che di più ho apprezzato.
La poesia di Trakl, citando il germanista Claudio Magris, “è una fondazione del mondo; egli è uno di quei poeti che, come Hoelderlin, sono chiamati a fondare una verità o a svelarne l’essenza…Leggere Trakl significa interrogarsi sulle cose ultime, sulla possibilità stessa della poesia, sul senso estremo della vita”*.
Posto in questo articolo due tra le poesie che di più ho apprezzato.
MUSICA A MIRABELL
Una fontana canta. Le nuovle stanno
nell’azzurro chiaro, le bianche delicate.
Pensosi quieti uomini vanno
a sera pel giardino antico.
Degli avi il marmo è ingrigito.
Una schiera di uccelli vaga in lontananza.
Un fauno dagli occhi morti segue
le ombre, che nel buio scivolano.
Rosso cade il fogliame dall’albero antico
e volteggia dentro alla finestra aperta.
Un riflesso di fuoco fiammeggia nello spazio
e dipinge dell’ansia i fantasmi loschi.
Un bianco straniero entra nella casa.
Un cane si avventa per corridoi cadenti.
La serva una lampada spegne,
l’orecchio ode la notte accenti di sonata.
L'immagine raffigura una targa in marmo sulla quale è inciso il testo della poesia (in tedesco ovviamente), "Musik Im Mirabell", appesa a un muro di cinta dei giardini del Castello di Mirabell a Salisburgo (città natale di Trakl).
ELIS
1
Perfetta è la quiete di questo giorno dorato.
Sotto antiche querce
appari tu, Elis, in riposo con occhi rotondi.
Il loro azzurro rispecchia il sopore degli amanti.
Sulla tua bocca
si spensero i loro rosei sospiri.
A sera il pescatore ritrasse le pesanti reti.
Un buon pastore
guida il suo gregge lungo il margine del bosco.
Oh, come son giusti, Elis, tutti i tuoi giorni.
Lieve scende
su muri spogli l’azzurra quiete dell’olivo.
si spegne di un vecchio l’oscuro canto.
Battello dorato
dondola, Elis, il tuo cuore nel cielo solitario.
2
Un soave cariglione risuona nel petto di Elis
la sera,
quando il suo capo affonda nel nero guanciale.
Un’azzurra fiera
sanguina sommessa nel groviglio di rovi.
Un albero bruno sta là appartato;
i suoi frutti azzurri sono caduti.
Segni e stelle
affondano lievi nello stagno della sera.
Dietro il colle è sceso l’inverno.
Azzurre colombe
bevono la notte il sudore gelido,
che scorre dalla fronte cristallina di Elis.
Sempre risuona
su muri di Dio il vento solitario.
*La citazione è tratta dalla prefazione di Claudio Magris al volume Georg Trakl, Le Poesie, Garzanti, 1983.
La raccolta di poesie della Garzanti è molto valida, ed è reperibile, insieme ad altri testi di Trakl, su IBS, precisamente a questo link.
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