mercoledì 20 agosto 2008

Il sentiero nel bosco - di Adalbert Stifter

Nonostante la stanchezza e la calura di quest’estate inaspettatamente bollente, ho trovato uno “scorcio” di tempo per una breve lettura: "Il sentiero nel bosco" di Adalbert Stifter.
Avevo letto qualcosa su questo autore ai tempi dell’università, per un esame sulla storia della cultura tedesca (mi pare), e il nome mi è balzato agli occhi curiosando qua e la su IBS.
La trama ha subito catturato la mia attenzione e dunque via…l’ho comprato.
E’ la storia di Theodor Kneight, unico rampollo di una famiglia austriaca, malato incurabile di un’ipocondria al limite del mianacale.
Tra assurde manie e ossessioni, si fa convincere da un medico del luogo (a detta degli abitanti un tipo “strano e matto”, per la sua convinzione dell’inutilità delle medicine, e che le cure migliori consistono nel condurre una vita sana a contatto con la natura) a praticare delle cure termali.
Trascorre quindi un’estate intera in un centro termale situato nel cuore delle alpi austriache.
Qui Theodor si dedica a lunghe passeggiate nei boschi che, se in un primo momento gli appaiono luoghi ostili e tenebrosi, giorno dopo giorno diventano il luogo ideale per la cura del corpo e dell’anima.
Proprio durante una delle sue escursioni Theodor incontra Maria, una contadina giovane e bella della quale si innamora.
La caratteristica migliore di questo libro è sicuramente la descrizione dei luoghi (dei boschi soprattutto) e della natura in generale.
Studioso di scienza, fisica e matematica, certamente Stifter conosceva profondamente l’ambiente naturale che descrive in questa breve storia (e in generale in tutte le sue opere), tanto da lanciarsi in lunghe, minuziose e raffinate descrizioni nella migliore tradizione della letteratura naturalsitica.
La poesia di certi passaggi fa pensare ai primi romanzi di Goethe (il Werther tra tutti), o anche a Hermann Hesse (in più punti mi è tornato in mente “Narciso e Boccadoro”).
E proprio la natura è la vera protagonista in questo romanzo. Non affascina soltanto per la sue bellezze, ma soprattutto perchè suggerisce al lettore informazioni sul trascorrere del tempo, sul protagonista, sui suoi sentimenti e stati d’animo: i raggi del sole che si riversano nelle stanze della casupola di Maria sono simbolo di buon auspicio per ciò che succederà a Theodor e Maria (la loro unione); il muschio bagnato sulle rocce, le chiome fitte degli alberi e i sentieri sconnessi indicano le paure di Theodor; i sentieri ben battuti indicano sicurezza e la via giusta da seguire.
Lentamente Theodor impara ad apprezzare le bellezze dei luoghi che quotidianamente esplora, diventando parte di un mondo naturale governato da leggi eterne ed immutabili.
Questo mondo idilliaco è reso "apollineo" dalla figura di Maria, creatura dolce e leggiadra (alla stregua di una driade) completamente immersa in un mondo che si erge a simbolo della natura contrapposta alla nascente civiltà moderna (che tra l'altro qui, e in generale nei romanzi di Stifter, non compare mai).
La sua umiltà, le movenze docili e composte, tra le quali spicca la raccolta delle fragole (ancora una volta è la natura a rivelare i sentimenti, in questo caso le fragole rappresentano l’intimità e l’amore tra i protagonisti), dischiudono a Theodor un mondo fino a quel momento sconosciuto. Scoprirà, fondamentalmente, l’amore. Alla fine Theodor chiederà Maria in sposa, seguendo il consiglio del folle medico all’inizio racconto, di trovarsi una moglie per guarire da tutti i mali.
Quel sentiero nel bosco, che conduce a un mondo fatto di luce e vita pulsante ed elementare, e che Theodor fino a quel momento aveva accuratamente evitato per assecondare le sue assurde manie, si rivela essere alla fine la giusta strada verso il raggiungimento della verità, e dunque della felicità.
Il rapporto tra natura e amore (e amore per la natura), trova in questo breve romanzo una delle più dolci e solari rappresentazioni.

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