lunedì 17 marzo 2008

Uno sguardo su "Gli Occhi di Sonia"

Con questo articolo mi propongo di raccontare, passo dopo passo, la storia de “Gli occhi di Sonia”, dall’inizio alla fine. Ovvero dal concepimento dell’idea, alla sua realizzazione concreta, fino alla fase finale della pubblicazione.
Richiedendo tempo (che è sempre poco) ed energia (che ultimamente è quasi esaurita), l’articolo si svilupperà a poco a poco, e sarà periodicamente aggiornato, sperando di arrivare a una versione completa e definitiva nel più breve tempo possibile.


In principio...

La passione per la poesia e per la letteratura in generale risalgono a molto tempo fa. Addirittura ai primi anni d’infanzia, quando mi cimentavo nelle prime letture di libri per ragazzi.

Complice la solitudine e la ricerca dell’isolamento, già allora trovavo nei libri il mio rifugio più sicuro.

Ma ero molto lontano dal comprendere il valore che avrebbe avuto in futuro la letteratura per me. Mi limitavo a leggere romanzi per puro divertimento. Mi piacevano molto i libri horror (soprattutto quelli di Stephen King degli anni migliori) che mi consigliava un compagno di scuola.

La scuola superiore che scelsi però, non mi permise di approfondire gli studi delle materie letterarie. Gli istituti professionali, come si sa, danno priorità alle materie pratiche rispetto a quelle teoriche. Peccato. Poiché se è vero che la scuola serve soprattutto per educare le persone e istruirle, credo che non ci sia una vera istruzione senza una buona conoscenza della propria lingua e dei testi da essa prodotti.

La mia grande fortuna fu di avere un’ottima insegnante di italiano in quarta superiore che, convinta della necessità a tutti i costi della conoscenza della storia e della letteratura, riuscì a farci apprendere le fondamenta della letteratura italiana e straniera, e a farcele apprezzare. Nonostante i tempi sempre stretti e le priorità della scuola.

Senza il suo insegnamento, non sarei mai riuscito a creare un ponte sull’abisso che si parava tra noi studenti già destinati alla vita pratica, e quell’inquietudine che avvertivo dentro e che con forza si contrapponeva.

Cominciai così per curiosità a leggere i classici della letteratura: Verga, Svevo, Wilde, Huysmanns, Baudelaire, e tanti altri, con predilezione per gli scrittori del Romanticismo e Decadentismo.

Imparai la differenza che c’è tra leggere un testo per piacere, o per dovere.


Rivelazione

La vera rivelazione avvenne nel 1995, anno in cui mi iscrissi alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Urbino.

Fui letteralmente folgorato dal corso sull’Espressionismo tedesco tenuto dal simpatico Prof. Venturelli.

Gli intenti degli scrittori, i manifesti, i contenuti e le tematiche delle opere studiate mi travolsero completamente. Li sentivo rappresentativi di quello che stavo vivendo.

Di nuovo si figurò la possibilità di raggiungere uno stato di conoscenza superiore, attraverso lo studio della letteratura.

Capii innanzitutto che la letteratura è per molti una necessità, proprio perché permette di capire in maniera più profonda se stessi e le cose. Scoprii poi che esiste un’affascinante (quanto malinconica) corrispondenza tra i cambiamenti emotivi che ogni giorno si succedono dentro di noi e gli avvenimenti del mondo esterno, che eternamente si ripetono. E la scrittura, nel suo marchiare “a fuoco” la carta, può fissare questi eventi per un solo attimo (seppure della durata di pochi secondi) nel tempo, e conferire loro un carattere di “commovente eternità”.


La poesia

E tutto questo poteva essere messo a conoscenza degli altri.

Di fatto la poesia è un mezzo di comunicazione, alla pari di un romanzo, di un saggio, di una scultura o di un dipinto. Magari più introspettivo e da un significato personale spesso difficile da decifrare, ma comunque un mezzo per comunicare agli altri qualcosa.

Sono il primo a riconoscere che il mio libro, come tanti libri di poesia di autori più o meno famosi, possa apparire incomprensibile a una prima lettura. Ma questo non deve spaventare.

Come già espresso nell’introduzione al libro, la lettura di testi di diverso genere mi ha portato alla conclusione, che la corsa forsennata verso l’interpretazione di un testo letterario non sempre è la giusta chiave per carpirne il vero significato. Anche perché poi, in tutta franchezza (e umiltà), sono convinto che per quante teorie (e congetture) si possano elaborare su un autore e le sue opere, nessuno in realtà conosce ciò che egli intendeva esprimere nel momento in cui le ha create.

Oso dunque affermare che nessuno tranne l’artista, conosce la verità ultima delle sue creazioni. E con “verità ultima” intendo l’intenzione originaria ed il senso profondo dell’opera, che sottostanno ai sottili e ingannevoli veli di Maya abilmente maneggiati dallo scrittore per raccontare le sue storie.

Io credo che la vera essenza della poesia risieda proprio nella sua inafferrabilità e imprevedibilità, nell’aurea magica e misteriosa sprigionata da versi tessuti su un foglio bianco, proiettati alla rappresentazione di un attimo fugace o di una vita intera.

E per la sua tenacia nel continuare a vivere nei secoli, la poesia (come tutta l’arte in generale) diventa custode di un significato in continua evoluzione, che sempre cambia a seconda del momento storico e del luogo in cui viene letta e studiata. Questa sua capacità di superare i limiti del tempo e dello spazio la rende assolutamente immortale.
Proprio l’immergersi in questo senso di eternità è il vero piacere della lettura di una poesia



Sonia
Risale proprio al 1995 il mio incontro con Sonia, la migliore amica di sempre.
L'idea di intitolare il libro con il suo nome sarebbe però venuta molto tempo dopo...

continua...
(articolo in costante aggiornamento)


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